Il Diario di tunia

Ma il vostro è un vino senza solfiti?

23 luglio 2014

Questa è la domanda che ci sentiamo rivolgere più spesso a fiere e degustazioni. La risposta è “non del tutto”, ma la questione ovviamente non è così semplice.
Chi sceglie un vino senza solfiti lo fa perché vuole un prodotto salutare, ma in realtà l’unica garanzia che ottiene è quella di avere un vino privo di anidride solforosa, non di altre sostanze “estranee”.
Il problema è tutto nelle norme sull’etichetta. Nel mondo vinicolo la discussione è accesa, proviamo a riassumerla.

A cosa servono i solfiti?

Hanno una funzione antimicrobica e antiossidante. Si possono aggiungere in alcuni momenti della vinificazione per eliminare vari microorganismi e in fase di imbottigliamento per evitare che l’ossigeno, che continuerà a passare attraverso il tappo di sughero, ossidi il vino. Per approfondimenti vi consiglio la pagina di Wikipedia.

La normativa europea

I solfiti

Il disciplinare europeo stabilisce questi limiti al livello di anidride solforosa:
Vino rosso
Convenzionale : 150 mg/L – Biologico: 100 mg/L
Vino bianco
Convenzionale: 200 mg/L – Biologico: 150 mg/L
Se l’ anidride solforosa è inferiore a 10 mg/L si parla di vino senza solfiti. Piccole quantità di solforosa, infatti, sono prodotte naturalmente dai lieviti durante la fermentazione.

Il disciplinare tiene conto delle necessità di produttori di zone climatiche molto diverse; francesi e tedeschi, per esempio, tendono ad usare molti più solfiti di noi Italiani.

Di fatto la normativa per il vino biologico, con le restrizioni ridicole che ha, invece che essere garanzia di prodotti più genuini non fa altro che far sembrare “meno chimici” molti vini convenzionali.

Pratiche e prodotti permessi nella vinificazione

Non è solo questione di vino senza solfiti. Ecco tutti gli ingredienti consentiti.

Immagine tratta da La sorgente del vino

L’attuale disciplinare per il vino biologico, approvato in sede europea, permette l’aggiunta di moltissimi ingredienti. Quelli consentiti nella produzione convenzionale sono anche di più e molti sono etichettati come “additivi che possono provocare reazioni allergiche in soggetti predisposti”.

Il vino naturale, pur non essendo ufficialmente disciplinato, prevede la fermentazione alcolica spontanea e la sola aggiunta di anidride solforosa (in bassi quantitativi).

L’etichetta

Sulle etichette dei vini è OBBLIGATORIO comunicare la presenza di solfiti.
Sulle etichette dei vini sarà presto OBBLIGATORIO comunicare la presenza di caseina e albumina, in quanto allergeni.
Sulle etichette dei vini è VIETATO scrivere la lista degli ingredienti. Pena una multa salata e il ritiro delle bottiglie dal mercato.

Questa norma ha contribuito a demonizzare i solfiti (e probabilmente avverrà lo stesso anche per caseina e albumina) senza rendere consapevole il consumatore del fatto che il vino può contenere molti altri ingredienti.

Il paradosso

Poniamo quindi che un produttore convenzionale voglia scrivere sulle sue etichette vino senza solfiti: gli basterebbe sostituire l’anidride solforosa con ingredienti e pratiche enologiche forse anche meno salutari ma per i quali non esiste nessun obbligo di indicazione in etichetta. Al consumatore meno esperto sembrerebbe comunque un vino più genuino di uno naturale che invece contiene solo una minima quantità di solfiti, per garantire la conservazione, e la deve dichiarare sull’etichetta.

Pensateci la prossima volta che chiedete un vino senza solfiti.

3 thoughts on “Ma il vostro è un vino senza solfiti?”

  1. Sono daccordissimo, agenti come pvpp, carbossimetilcellulosa, solfato di rame, acido metatartarico, gomma arabica, acido citrico, acido tartarico, e potrei continuare a iosa….sono gli additivi che gli enologi usano per trasformare e plsmare i vini da loro “creati”…o meglio dire snaturati, annichiliti, sviliti,sfiniti e uccisi. I vini cosi risultano bevande a base di uva non piú salutari per il consumatore e non piú espressione del terroir o territorio di provenienza per cui tutti omologati e soggetti al controllo delle logiche di mercato della grande distribuzione che ci vuole nutrire con cibi e bevande prive dei principali principi nutrivi essenziali al benessere fisico e mentale.

  2. In realtà la normativa NON vieta espressamente di indicare gli ingredienti in etichetta.
    Di fatto però, ponendo la specifica domanda agli organismi competenti (ad esempio ICRF), la risposta è invariabilmente un divieto.
    La questione risiede nel fatto che l’onere di dimostrare quello che viene (o non viene) utilizzato durante i processi di vinificazione è a carico del produttore.
    Se utilizzassi nutrimenti, tannini o qualsiasi altro coadiuvante, avrei una fattura di acquisto; se non uso niente è ovvio che non avrò documentazione, ma questo non basta a dimostrare che non ho aggiunto nulla.
    Anche analisi sul vino non possono essere d’aiuto perché, per molte sostanze (ad esempio alcol, acido tartarico, acido malico, alcuni tipi di tannini), è impossibile distinguere quelle naturalmente presenti da quelle esogene.
    In poche parole non esiste uno strumento riconosciuto a disposizione del produttore che lo possa aiutare a dimostrare che il suo vino è fatto solo con uva.

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